In occasione delle eliminatorie per l’europeo del 1968, il 17 dicembre 1967, l’Albania pareggiò per 0-0 a Tirana contro la Germania Ovest, impedendo ai tedeschi di qualificarsi per la fase finale della Coppa d’Europa (prima e unica volta nella storia del calcio tedesco) e favorendo in tal modo la Jugoslavia, poi finalista della competizione. Poi vidi a terra una valigia, e l’Elvira mi prevenne. Era l’Elvira con veletta e borsa, e Dino rosso e ravviato. Cosí Dino rimase in collegio, e l’Elvira ci lasciò scrutandomi inquieta, assicurandomi che avrebbe portato altra roba, che adesso Dino ci faceva paravento. E adesso Dino non aveva piú nessuno se non me. Nessuno – era chiaro – mi aveva cercato neanche là. Tutto questo appariva remoto, di là dalla tomba, e l’idea di ricevere qualche notizia mi faceva spavento. Nemmeno la porta avevano chiuso, ma tutto è a suo posto. Restituire la numero 10 ai tifosi bianconeri, affidandola quest’anno a Dybala dopo una stagione senza proprietario e dopo due “falsi 10” come Tevez e Pogba, è stata l’ultima trovata – anche di marketing – della Juventus, il tutto mentre a Napoli proseguono i sondaggi sulla convenienza o meno di ritirare fuori dagli armadi il 10 che fu del più grande di tutti e su chi sia meritevole, nel caso, di indossarlo.

Sentii persino un certo orgoglio dispettoso e mi dissi che, va bene, lui era un bambino, ma la stoffa di noi due era simile. Era successo che sia lei che sua madre mi avevano sognato che scendevo le scale, e queste cose si avverano sempre. Gli chiesi la sera, mentre entravamo in cappella, se non era ancora stato in un collegio. Il Museo dello sport e dell’olimpismo è un museo di San Marino inaugurato il 22 maggio 2006 dal presidente del CONS Angelo Vicini alla presenza dei capitani reggenti Gianfranco Terenzi e Loris Francini, il vice presidente del Comitato olimpico internazionale Nikolaou Lambis, il vice presidente del Comitato olimpico europeo Alexander Kozlovsky, il segretario generale del CONI Raffaele Pagnozzi, il segretario di Stato allo Sport Paride Andreoli e i rappresentanti del CONS guidati dal presidente Vicini con il vice presidente Stefano Valli e il segretario generale Fabrizio Stacchini; era presente l’ex calciatore juventino e della nazionale sammarinese Massimo Bonini che ha donato nello stesso giorno due maglie della Juventus.

D’altronde, di esperienza nel campo dei regali per lui ne abbiamo a non finire e siamo più che felici di metterla a tua disposizione. In una partita ufficiale di football americano, ci sono un totale di 22 giocatori con 11 giocatori di ciascuna squadra in campo per partita. Non ci sono limiti di falli per un singolo giocatore. Nella storia del club, la divisa per antonomasia rimane quella del Perugia dei miracoli della stagione 1978-1979, caratterizzata da un colletto con scollo a V e bordini delle maniche, entrambi bianchi e ornati da sottili righe rosse a contrasto. I ragazzi del Sud, rifugiati con me nel collegio, gli passavano sotto i baffi, gli contendevano le donne dei caffè. Saremo noi – ha proclamato il ducetto – a venire a salutarvi sotto le tribune e a regalarvi le nostre magliette, le nostre scarpe, i nostri pantaloncini. Aveva un maglione sotto la giacchetta, le mani tozze e arrossate, gli occhietti cocciuti. Gli dissi allora che per vivere in collegio bisogna scordarsi la vita passata, nemmeno parlarne. Si capisce, le nuove magliette del napoli una vita tranquilla. La domenica successiva i granata lasciano sul campo due punti, costretti al pari casalingo dalla Carrarese (0-0), salvo poi andare a vincere sul campo della Vis Pesaro con un rotondo 0-3. Con il Cesena scivolato a -9, ora è la Virtus Entella la principale antagonista dei granata: i liguri si trovano a -6 ed è proprio in programma lo scontro diretto al Città del Tricolore.

Poi si sentirono esplosioni in lontananza. I turisti che si sono appropriati dello stile indossavano bermuda quasi esclusivamente come abbigliamento casual. In questa pagina sono riportati i colori e simboli del Football Club Internazionale Milano, società calcistica italiana con sede a Milano. Colori che – lo ricordiamo – furono indossati con stile da stelle del calcio mondiale come Thierry Henry e David Trezeguet, giocatori che per diventare i numeri uno in attacco hanno sgobbato in allenamento e durante le partitelle meno importanti, non come l’incostante ed eccentrico Mario Balotelli, un campione abituato a darsi da fare sul serio solo quando ne ha voglia. Ecco perché, in mattinata, quel Lotito che portava i fiori in Sinagoga è sembrato a tutti quasi imbarazzato, di sicuro meno insolente e gradasso del solito. Meno male. Non faceva il musone, non stava in un angolo: io mi chiedevo se al suo posto sarei stato cosí bravo. Ieri, a Firenze, c’è stato uno degli abbracci più belli e toccanti di sempre. Ciò è stato classificato dalle forze dell’ordine come un discorso d’odio, nonché qualificato come atteggiamento aggressivo e discriminatorio. Si sapeva della caserma dei militi, che neri e bestiali battevano le campagne e di notte sparavano ai vetri.

By Leticia